CONTESTO E TARGET


Come Servizio Esodo abbiamo osservato, in questi anni di lavoro in strada, come il disagio e la “marginalità” non toccano più solo una parte esterna, periferica, della nostra società ma investono, sempre più, anche il “centro”: ovvero ci sono persone che oggi vedono interrompersi il loro percorso di “normalità” a causa del sovrapporsi di più fattori inattesi che, intrecciandosi tra loro, determinano una lenta caduta verso il basso, uno scivolare lento che può portare il soggetto verso la vita di strada.
Ecco che allora accanto alle forme estreme di grave emarginazione, con le quali il Servizio Esodo si misura da anni (tossicodipendenti vecchi e nuovi, ex carcerati senza punti di riferimento, alcolisti, progetti migratori falliti, soggetti con problemi psichici…) sta crescendo una fascia di popolazione, ampia e diversificata, che vive uno stato di insicurezza e precarietà costante. Si parla oggi di persone in stato di vulnerabilità: ovvero soggetti che hanno sempre vissuto una condizione di “normalità” e che cadono in difficoltà, economica e relazionale, a causa di un avvenimento destabilizzante.
Sono persone che vivono quotidianamente il pericolo della solitudine, dell’assenza di legami e dell’incapacità di controllare il proprio futuro; cittadini che percepiscono il rischio che la propria condizione peggiori a tal punto da trasformarsi in grave disagio. Crescono quelle biografie in bilico tra una vita dignitosa e una sopravvivenza disperata.
Negli ultimi anni perciò, accanto alla figura del grave emarginato, si sovrappongono una serie di soggetti che vivono una quotidianità di sopravvivenza e precarietà; la soglia che divide la zona dell’inclusione da quella dell’esclusione è continuamente attraversata da un numero sempre più elevato di individui.
(Povertà pendolari: l’estensione della popolazione a rischio finisce per rendere la povertà un’esperienza, meno permanente che in passato, ma relativamente frequente).
Si tratta di una realtà crescente e diffusa fra tutti gli strati sociali.